I disturbi alimentari

Dopo aver verificato che non ci sono problemi di rilevanza organica, tali da dover richiedere un intervento medico, oppure, i problemi ci sono ma non si riesce a seguire le prescrizioni dello Specialista, quindi il problema si perpetua, allora c’è, molto probabilmente, un problema psicologico. Perciò lo Psicologo non in alternativa al medico o al nutrizionista, ma come sostegno, quando non è possibile al paziente potere seguire le loro indicazioni.

Dopo una ventennale esperienza di dipendenze patologiche, ho notato come le varie forme di dipendenza avessero molte cose in comune, e questo spiegava come si passasse dalle droghe all’alcol, dal cibo al gioco d’azzardo, e che fossero spesso compresenti. I maggiori teorici delle dipendenze sono concordi che tale problema sia riconducibile all’infanzia, a un cattivo apprendimento della gestione del rapporto sostanza (cibo)-emozioni e pensieri, a una carente capacità relazionale che viene “sistemata” con farmaci o con cibo o con la compulsione del gioco o con l’alcol o con altre attività che, se fatte in modo eccessivo, possono arrecare gravi danni. Come il Gaming, molto diffuso tra i giovani ma non solo, il giocare ai videogiochi giorno e notte, in modo eccessivo, tralasciando il riposo, lavoro, studio, relazioni.

Le diete aiutano molti ma non tutti, c’è gente che non ce la fa… Oltre alla necessaria psicoterapia, propongo una tecnica specifica, il Mindful Eating che, attraverso un rilassamento particolare, permette di controllare meglio quei fattori che inducono a mangiare in modo sbagliato.

Entrando più nel dettaglio, il ricevere una diagnosi di celiachia o diabete, per esempio, malattie notoriamente organiche, può avere un impatto importante sulla vita della persona che sarà costretta non solo a modificare le proprie abitudini alimentari, ma potrebbe percepire un cambiamento nella percezione di sé e delle proprie relazioni: alcune persone vivono un senso di vergogna, di costrizione e divieto, non seguono le prescrizioni mediche negando la loro situazione e mettendo a rischio la propria salute.

Da questo panorama possiamo comprendere come sia necessario affrontare tali patologie su diversi fronti, anziché soltanto dal punto di vista nutrizionale, e come lo psicologo possa dare un contributo fondamentale nel sostegno di persone con determinate patologie e difficoltà nella gestione dei comportamenti alimentari.

Spesso, alla base di tutte queste patologie, si possono riscontrare alcuni deficit in comune:

  • l’incapacità di leggere, ascoltare e fidarsi dei segnali del corpo;
  • la mancanza di consapevolezza della relazione tra pensieri-emozioni e modalità di alimentarsi,
  • lo sbilanciamento verso le convinzioni che sono state create culturalmente sul cibo rispetto all’ascolto dei segnali e le richieste del corpo.

 

In alcune occasioni tali difficoltà le ritroviamo tra le cause del problema (come nell’obesità) in altre creano difficoltà nel seguire le prescrizioni mediche, fondamentali per affrontare alcune patologie.

La Mindful Eating permette:
 di recuperare il contatto con i propri sensi,
il riconoscimento dei segnali di fame e sazietà;
di diventare consapevoli delle motivazioni che ci spingono a mangiare, portando piena attenzione al cibo, alle emozioni e ai pensieri mentre mangiamo.

Questo lo rende un potente strumento nella comprensione delle modalità di mangiare, dei significati di cui ogni individuo riveste questo semplice e, allo stesso tempo, complesso comportamento e nell’accompagnamento delle persone a ricostruire un sano rapporto con il cibo e con il suo Stile di Vita.

Bibliografia:

  • Hilde Bruch , Patologia del comportamento alimentare, Feltrinelli 1977.
  • Mara Selvini Palazzoli: l’Anoressia mentale, Feltrinelli 1981.
  • Segal Z., Williams MG, Teasdale JD: Mindfulness, Bollati Boringhieri, 2006.
  • Andy Puddicombe: Mindfull eating, De Agostini, 2020.